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La banca come servizio rappresenta la frontiera prossima dei servizi bancari: la grande quantità di dati disponibili alle banche unitamente alle normative di settore (es. PSD2 – Payment Services Directive), suggeriscono nuovi scenari di utilizzo delle informazioni, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e di stimolare concorrenza ed innovazione.
Le ricadute ed i vantaggi di questo nuovo approccio interessano diverse categorie di portatori di interesse:
- le banche, che saranno in grado di semplificare l’interazione con i clienti, migliorando i servizi (es. offrendo condizioni migliori ai mutuatari, sulla base dei dati dei clienti, condivisi in modalità sicura);
- i clienti degli istituti finanziari, i quali, avendo accesso ai propri dati bancari, potranno meglio orientarsi nella scelta dei prodotti finanziari e, in generale, nella gestione del proprio portafoglio (es. paragonare le spese di conto corrente di più istituti finanziari);
- le imprese, che potranno migliorare e diversificare i propri servizi grazie alla possibilità di accedere ai dati bancari dei clienti.
Come già accennato, il contesto normativo è favorevole all’affermazione dei principi dell’Open Bank: la Payment Services Directive 2 (PSD2), direttiva n. 2015/2366 del Parlamento Europeo, richiede ai fornitori di servizi di pagamento di consentire alle terze parti, previo consenso, di condividere informazioni relative ai conti correnti e di avviare i pagamenti. Tale direttiva (il cui recepimento a livello nazionale è stato avviato a partire dalla promulgazione del d.lgs. n. 218/2017 del 13 gennaio 2018) pone chiaramente questioni di sicurezza che sono affrontate dalla General Data Protection Regulation (GDPR), norma europea per la salvaguardia dei dati, che stabilisce che l’uso debba essere autorizzato dagli utenti e debba essere coerente con gli scopi concordati.
Le tipologie di dati sono diversificate e vanno dalle informazioni sui prodotti e le postazioni ATM, ai dati sulle transazioni dei clienti e dei conti correnti, ai saldi, a dati aggregati tra transazioni.
Le implicazioni dal punto di vista tecnico ed organizzativo non sono di complessità trascurabile e riguardano temi quali la governance, la sicurezza, la responsabilità, gli standard, la normativa. Esistono diversi tentativi di realizzazione di framework a supporto dell’Open Bank: a titolo di esempio si cita l’Open Banking Framework definito dall’Open Data Institute (https://theodi.org/open-banking-standard), nato per facilitare la condivisione delle informazioni di tipo bancario nel Regno Unito. Lo standard si propone come un insieme di regole riguardanti i dati (come questi debbano essere descritti e memorizzati), gli aspetti tecnici (come le API debbano essere progettate, implementate e manutenute) e di sicurezza della condivisione dei dati in un ambiente API di tipo aperto e supportato da un modello di governance finalizzato a rendere lo stesso standard operativo e, pertanto, applicabile. L’Open Banking Framework si rivolge a diverse categorie di portatori di interesse:
- fornitori di dati, ovvero organizzazioni che detengono dati per conto dei propri clienti e che li forniscono alle terze parti, previo consenso da parte dei clienti stessi;
- terze parti, ovvero organizzazioni che richiedono ai fornitori l’autorizzazione all’accesso ai dati dei clienti e, previo permesso, li ricevono e li elaborano;
- clienti, ovvero privati o aziende clienti dei fornitori dei dati i quali, a loro discrezione, possono decidere di mettere a disposizione i propri dati a terze parti che potranno creare prodotti e servizi a valore aggiunto riservate ai clienti stessi.
Nel contesto del presente obiettivo realizzativo, Links si propone di individuare e sperimentare soluzioni tecnologiche ed organizzative per l’Open Banking, che siano applicabili ai contesti applicativi e di mercato di interesse aziendale. L’attività sarà svolta con la collaborazione di TESOBE Ltd., società che ha messo a punto l’”Open Bank Project”, che supporterà Links nel processo di adozione del framework.
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